Francesca Forte: l’architettura del segno grafico
Il segno grafico è alla base del design grafico: a partire dallo studio dell'”ossatura” del carattere tipografico, per passare alla gestione degli spazi e alla progettazione di un logo; conoscerne la natura è fondamentale. Ne parliamo con Francesca Forte, il nuovo brillante acquisto della nostra Scuola.
Vuoi parlarci un po’ di te? Sappiamo che hai fatto studi importanti.
Ci provo! E grazie per “gli studi importanti”, sono semplicemente un architetto. Ho studiato qui a Venezia, quando ancora non c’erano tutte le differenziazioni d’insegnamento di oggi. Mi sono laureata con una tesi sul paesaggio, nulla a che vedere con la grafica, che però ho iniziato a coltivare indipendentemente fin da quando ero ai primi anni dell’università.
Quindi sei un Architetto: credi che questo si rifletta nel tuo lavoro di grafica, e come?
Decisamente. Sia sotto il profilo dell’approccio progettuale che sotto quello di stile.
Come sei arrivata alla Scuola?
Vi conoscevo fin da quando studiavo, pensa: nell’87 o ‘88 sono venuta a fare una giornata di laboratorio di incisione e ho ancora la mia opera! E poi quest’estate vi ho mandato un mio curriculum.
Questo è il tuo primo anno alla Scuola: quali sono le tue impressioni?
L’impressione è ottima: ho visto i lavori degli anni precedenti e sono rimasta molto colpita dal livello e dalla qualità, e poi la storia della Scuola e la sua tradizione che affonda le radici in un periodo che fu di grande fermento per questa disciplina, e infine lo spazio con dentro strumenti e carte che riporta a qualcosa che sembra essere perduto e qui ancora vive. E poi tornare a Venezia dopo averci vissuto anni per me è una gioia.
È la prima volta che insegni?
E’ la prima volta che insegno in forma continuativa e per me è sia una grande sfida che una bellissima esperienza.
Qual è secondo te la maggior differenza tra fare grafica ed insegnarla?
La differenza tra fare grafica e insegnarla per me è la stessa che c’è tra saper fare una qualsiasi cosa e insegnarla. Insegnare è un altro mestiere, con delle componenti che non riguardano la professione di grafico o musicista o altro ancora. Per quello che sto imparando (perché anch’io sto imparando!) ha a che vedere con la capacità di trasmettere con chiarezza il proprio sapere e allo stesso tempo di riuscire a stimolare gli studenti ad approfondire. E’ ascoltare e capire le loro richieste e attitudini ed è (cosa non sempre facile) saper dare dei feedback costruttivi.
Tu insegni progettazione del segno grafico: di cosa si tratta?
Il titolo fa pensare in particolare alla progettazione del segno grafico identificativo come un marchio o un logotipo, ma per arrivarci siamo partiti da quello che è il mondo dei caratteri tipografici con la loro storia, anatomia, evoluzione fino al contesto attuale, per poi toccare aspetti compositivi più allargati e quindi rapporto con lo spazio tipografico, accenti, contrasti e tutto quegli aspetti che interagiscono in una composizione grafica.
Hai il compito di introdurre i ragazzi alla tipografia, un elemento essenziale della grafica ma anche nella vita odierna di tutti noi. Come credi sia mutata negli ultimi anni? Qual è il suo futuro? E quale il patrimonio che secondo te dovremmo conservare del tempo di Gutenberg?
Più che delle risposte qui avrei delle domande! Perché proprio nel preparare il materiale di studio mi faccio le stesse domande. Quello che più mi preme è che in questa epoca digitale in cui tutto è facilmente raggiungibile non si perda lo spirito di ricercare e andare in profondità. Mi spiego meglio: ad esempio, ora scegliere un carattere sembra una cosa assai facile: apri il menù a tendina ed è fatta. Ma quanti sanno dire perché quel carattere? La sua storia, funzione, come può incidere sul messaggio che veicola grazie alle sue particolarità… avere padronanza di questo può, anzi deve, aiutarci a fare la differenza, ad essere dei professionisti della grafica e a dare un senso alle nostre scelte progettuali. Per questo è importante fare tesoro del patrimonio che abbiamo da Gutenberg in poi… senza esclusioni!
Vorremmo una tua opinione sullo stile contemporaneo: qual è secondo te il concetto attuale di logo e in cosa si differenzia, se si differenzia, da quello passato?
Fino ad un certo momento la costruzione di un marchio aveva delle regole fondamentali dalle quali non ci si allontanava. Dagli ultimi vent’anni ad oggi questi confini sono diventati più sottili e ci si è spinti con soluzioni più libere legate anche alle nuove possibilità di stampa. Rimane comunque imprescindibile un approccio che porti a un segno denso di significato, che comunichi e abbia quel senso di “spostamento” nella sua comprensione che è l’aspetto che più emerge in esempi famosi.
Il tuo approccio all’insegnamento è davvero interessante: i tuoi esercizi sono giocosi, ma anche molto introspettivi.
Direi che mi rispecchiano: ho il senso dell’umorismo ma al tempo stesso cerco sempre che in quello che faccio ci sia un significato.
Qual è il consiglio che daresti ad un giovane che voglia avvicinarsi al mondo della grafica?
Di credere nel proprio potenziale e svilupparlo con lo studio e la curiosità. Di non temere il confronto o il giudizio (il nostro mestiere è molto esposto) e mettersi in gioco, mantenendo sempre viva la voglia di imparare.
Marta Bobbo