Grafiche
Le grafiche che Giovanna Martinelli espone alla Scuola Internazionale di Grafica di Venezia sono lavori degli ultimi di anni. Sono tutte impostate sulla ricerca della luce, ottenuta attraverso l’uso di forme pure e segni più o meno spessi, curve e linee spezzate. I colori che predominano sono il nero ed il grigio nelle sue varie sfumature, poiché, secondo Giovanna, rendono meglio l’idea della profondità. La profondità è ottenuta anche grazie all’ambigua sovrapposizione di diversi piani di colore-non colore, ambigua perché non è mai chiaro cosa è sopra e cosa è sotto, i livelli sono interscambiabili a seconda di come si guardano queste opere. Il bianco e il nero servono a Giovanna anche per creare giochi di ritmo e movimento, che al loro interno racchiudono sempre un loro equilibrio. “Le mie lastre”, spiega l’artista, “possono essere capovolte, funzionano lo stesso, perché con esse cerco di raccontare emozioni, stati d’animo, non storie né visioni”. Anche se non vengono raccontate delle “storie”, tuttavia si sente la presenza di una certa dimensione temporale, di un lavoro sulla memoria di ciascuno di noi. Alcuni lavori prendono l’avvio dallo studio di planimetrie e di mappe di città: i piani si moltiplicano, le linee si semplificano, si ingrossano o si restringono, fino a dar vita ad un qualcosa di completamente nuovo e diverso, che di una città (italiana) mantiene però la stratificazione: stratificazione di epoche, architetture, genti. Ultimamente la ricerca sui piani e sulla luce ha dato vita a sculture in ferro e in carta, nelle quali un’unica superficie, piegata e tagliata in vari modi, si trasforma in un qualcosa di tridimensionale. Le sculture di carta esposte alla Scuola fanno emergere, sotto di esse, la macchia di colore dell’incisione sottostante, che non rappresenta nulla, ma cattura la luce dal di dentro.
Nicoletta Consentino