Paesaggi astratti, aridi e vuoti, composti da forme geometriche ed architettoniche che ci parlano di una presenza (umana o no?) misteriosa ed indefinibile; scale a chiocciola che conducono chissà dove, atmosfere irreali, lunari, non familiari; mondi che sono altro dal nostro, sconosciuti, sinistri, eppure affascinanti nella loro solitudine.
Da circa 20 anni le grandi incisioni e le acqueforti di Evan Summer rappresentano luoghi immaginari ed immaginifici, notturni ed austeri, in cui il conflitto tra gli elementi naturali e quelli architettonici creati dall’uomo è sottolineato spesso dalle condizioni di rovina e abbandono delle seconde, nonché dai cieli scuri, drammatici, tetri ed opprimenti. Le architetture rappresentate non hanno più alcuna funzione, si è ormai dimenticato a cosa servano o perché siano state realizzate: a volte la loro storia viene appena suggerita, più spesso si perde completamente nel profondo silenzio che le domina. Professore d’Arte alla Kutztown University in Pennsylvania, Evan Summer è sempre stato attratto dalle grandi strutture, dalla simmetria, dalla regolarità, fin da quando, bambino, ammirava le grandi centrali idroelettriche sorte nei pressi delle cascate del Niagara; in quello stesso periodo uno dei suoi incubi ricorrenti era l’essere abbandonato in luoghi sconosciuti e solitari. Sono questi gli ingredienti di partenza di gran parte del suo lavoro grafico, che negli ultimi anni si è rivolto anche allo studio degli insetti. L’incontro con la varietà e la bellezza degli insetti è avvenuto al Reading Public Museum (in Pennsylvania), dove è esposta un’importante collezione che Summer ha dapprima fotografato, affascinato dall’immensa ricchezza di strutture, schemi compositivi, forme che la Natura ha dispiegato nelle numerosissime specie esistenti al mondo.
Le fotografie sono state poi utilizzate come partenza per disegni e stampe che amplificano ed ingrandiscono tali forme, spesso invisibili ad occhio nudo, rendendo così percepibile l’assoluta regolarità di esse. Alla galleria “Il Sotoportego” i paesaggi fantastici sono accostati ai grandi scarafaggi riprodotti dall’artista: il sentimento che domina le incisioni è lo stesso, spesso le forme create dall’uomo ripropongono esattamente quelle naturali, in un dialogo tra regolarità e simmetria, ma anche tra fascino e sgradevolezza, che convivono analogamente nei Paesaggi e negli Insetti da lui raffigurati.
Nicoletta Consentino