Caselline riempite da numeri stampati servendosi di caratteri mobili, segni che si ripetono uguali e contemporaneamente diversi tra loro, giochi prospettici e parallelepipedi scomposti nelle loro parti ed impossibili da ricostruire, oggetti del quotidiano che emergono portando con sé ricordi personali. Sono gli elementi che caratterizzano le opere di Nichole Maury, giovane artista laureata all’Università dell’Iowa ed oggi assistente per le tecniche del disegno e della stampa d’arte presso la School of Art della Western Michigan University.
Le sue immagini astratte sono realizzate utilizzando diverse tecniche, dalla serigrafia ai caratteri tipografici, fino alla matita e alla carta carbone che arricchiscono la stampa di segni ripetitivi e correlati l’uno con l’altro: segno dopo segno, l’immagine emerge dai confini che l’artista impone a sé stessa e alla sua creatività, alla continua ricerca di un ordine che considera necessario ed imprescindibile.
Ogni segno è parte di un processo quasi rituale, dove per “rituale” si intende una “sequenza di azioni stilizzata e ripetitiva, tanto da poter indicare un’ossessione”. Come afferma lei stessa, diviene “la registrazione visuale del tempo che passa”: il segno non è tuttavia volontario, bensì si presenta come “l’automatica risposta al segno precedentemente realizzato”, anche se questo automatismo è costantemente insidiato dalla natura autobiografica di ogni lavoro.
Le opere di Nichole Maury sembrano dettate dalla necessità di ordinare, riportare le emozioni ed i pensieri entro confini certi, ripetuti per sfuggire al caos che sembra invece volersi infiltrare costantemente tra essi. Le sue strutture reiterate sono diverse in ognuna delle otto opere esposte al “Sotoportego” e sembrano volersi presentare come diveri modi di vedere il proprio mondo, interiore e fisico allo stesso tempo. Diverse prospettive, quindi, attraverso le quali l’artista osserva e si osserva, permettendoci nel contempo di scrutare ciò che ha dentro.
Nicoletta Consentino