“Muse”, in inglese, significa “musa”, ma “to muse” vuol dire anche “riflettere, meditare”. Due significati che Danielle Thompson lascia ambiguamente convivere nel titolo scelto per l’esposizione delle sue opere alla Galleria “Il Sotoportego”.
Le xilografie e le acqueforti di Danielle appartengono a diverse serie che hanno sempre, come soggetto, il paesaggio: l’artista parte da ciò che vede attorno a sé per riflettere sul senso della nostra esistenza, sull’importanza delle nostre vite nel mondo ed in rapporto con il paesaggio stesso, sulla “piccolezza della nostra singola esperienza in contrasto con la vastità della razza umana, ma soprattutto dell’universo che c’è dietro”. Il paesaggio è quindi la “musa” di Danielle, ma è anche fonte di una profonda meditazione e riflessione.
La serie di stampe più numerose rappresenta, di volta in volta con diversi colori, il tipico paesaggio che si scorge dal finestrino dell’automobile quando si viaggia in autostrada, in Veneto: una pianura vasta con alberi ed una casa lì, solitaria, in mezzo ai campi, ed il cielo solcato dai fili dell’elettricità. Per noi quella casa è solo un attimo, un elemento piccolissimo di un vasto paesaggio, qualcosa che si vede per un istante e che poi scompare dalla nostra memoria, ma tra quelle mura vivono delle persone, forse una famiglia: hanno una loro storia personale e privata, le loro angosce e debolezze, i loro rapporti interpersonali. Per il mondo questo è nulla, per loro è tutto. Ed il discorso vale per ognuno di noi, anche se siamo molto diversi gli uni dagli altri, tutti abbiamo una nostra privatissima storia ricca di domande ed emozioni: e tutti, ogni giorno, siamo messi di fronte ad alcune scelte, più o meno importanti, più o meno significative, ma pur sempre scelte che, in un modo o nell’altro, condizionano e cambiano la nostra vita. Nella società moderna siamo liberi di decidere la nostra strada, ma dove ci condurrà?
“Ho cominciato a riflettere su queste cose da quando sono in Italia”, dice Danielle. “Da quando risiedo a Venezia ho conosciuto molte persone, soprattutto artisti stranieri che, come me, sono qui per fare una nuova esperienza, e le decisioni che dobbiamo prendere sono molte e a volte molto difficili: restare qui a lungo o tornare a casa definitivamente? Cosa conviene fare? Ci serve questa esperienza veneziana?”. Sono tutti bivi, e tutti, prima o poi, si trovano di fronte ad un bivio. Questo, assieme alle emozioni ed alle sensazioni del momento, determina i diversi colori (più o meno caldi, più o meno intensi) con i quali Danielle stampa le sue opere: l’immagine è sempre la stessa, cambia il modo in cui viene presentata e quindi anche le sensazioni che determina nello spettatore.
Un’altra serie di stampe raffigura una veduta delle Dolomiti. E’ sempre la stessa, ripetuta più e più volte mutando solo le tonalità dominanti. “Vado spesso in montagna, specialmente a Falcade”, dice Danielle, “dove trovo pace e tranquillità. La natura è molto importante per me, la considero un’estensione del mio corpo. In realtà le persone sono solo una parte della Natura, del Mondo, dell’Universo, anche se spesso non lo capiscono, e dipingendo questi paesaggi io mi sento nuovamente parte di tutto ciò, ed in pace con me stessa”.
In mostra Danielle esporrà anche uno dei suoi libri d’artista, realizzato con altre versioni delle stesse stampe: tra le pagine, ha interposto alcune frasi di Sartre, il celebre filosofo e scrittore, con il quale Danielle sente molte affinità.
Nicoletta Consentino