Carmelo Cacciato, artista di origini friulane, è già stato a Venezia, ed ha già lavorato alla Scuola Internazionale di Grafica: qui, anzi, ha cominciato ad esporre. Per questo motivo la mostra che inaugurerà il 16 novembre è da lui sentita come un vero e proprio “Ritorno a Casa”.
Attingendo ai suoi temi tradizionali, fedele ad un percorso iniziato più di 15 anni fa, Carmelo realizza per la galleria “Il Sotoportego” un’installazione costituita da più momenti, indipendenti ed allo stesso tempo profondamente legati tra loro. E’ una vera e propria sintesi pittorico-scultorea immersa nell’ambiente che la accoglie e con il quale dialoga: l’artista è convinto che ogni spazio sia adatto a certe opere solamente, che ogni opera nasca per lo spazio che la ispira, e per questo pone una profonda attenzione alla relazione tra il luogo ed i lavori che lì decide di esporre.
Anche stavolta i materiali grafici rappresentano il nucleo centrale del suo lavoro: ed ecco una grande mappa, desertificata, coperta da stratificazioni di carta, immagini e scritture rese in parte illeggibli, in parte cancellate dalle sovrapposizioni ripetute che arrivano ad annullare ogni loro contenuto. Il deserto che così si viene a creare rappresenta lo scorrere del tempo: la stratificazione è la somma degli eventi, della storia, che fa emergere qua e là tracce del passato, senza renderle però del tutto visibili. Di fianco alla mappa/deserto, delle tende tipiche dei campi profughi sembrano indicare che qualcono esce da questo trascorrere continuo, ne sta fuori. Su una mensola, la rappresentazione grafica di una bottiglia, una ciotola, un bicchiere ed un mestolo rimanda ai bisogni primordiali dell’uomo, al mangiare e bere necessari alla sopravvivenza in qualsiasi tempo e luogo: le grafiche sono però “storicizzate”, ricoperte di nastro adesivo, mentre alcuni cuscini sembrano contenere l’anima di quegli stessi oggetti. Un libro completamente realizzato dall’artista ribadisce poi il concetto di sovrapposizione, cancellazione, passaggio: al suo interno sono trascritte alcune litanie, ripetute più volte, ma a mano a mano che si procede con la lettura le pagine diventano trasparenti, le parole si confondono, lottano tra loro, diventano illeggibili, in un vero e proprio gioco di intrecci.
Come scrive Dejan Mehmedovic, Cacciato con la sua opera “sonda il tempo nel suo svanire” e studia ciò che ci rimane: memorie, ricordi, brani di immagini e di parole.
Nicoletta Consentino