Una riflessione sulla guerra, sul genocidio, sulla violenza, sul passato e sul presente. E’ questa l’essenza dell’installazione che Claire Rau esporrà alla Scuola Internazionale di Grafica di Venezia a partire dal 24 aprile. Cinquanta sacchi pieni di sabbia (sabbia del Lido, per sottolineare un forte legame con il territorio veneziano) saranno disposti a formare una sorta di simbolica trincea, un’opera di difesa che rimanda alle molte guerre di cui la storia ed il nostro presente sono purtroppo costellati. Avvicinandosi a tale trincea, però, ci si accorge che i sacchi non sono semplicemente anonimi e muti contenitori, ma partecipano al significato dell’opera arricchendolo di ulteriori rimandi e riflessioni: ogni sacco è infatti realizzato a mano da Claire stessa, utilizzando 12 strisce di tessuto che alternano diversi motivi decorativi ed immagini. Il motivo principale riprende quello delle tute mimetiche tigrate usate nella giungla durante la guerra in Vietnam. Ci sono poi due motivi secondari: il primo riproduce una serie di ritratti maschili, creati a partire da alcune fotografie tratte dal sito dell’FBI in cui sono presenti gli 8 terroristi più ricercati al mondo; il secondo deriva invece da un disegno tribale che rappresenta in modo stilizzato una serie di indiani pellerossa che combattono a cavallo, con lance e frecce, o corpo a corpo.
“Ho utilizzato degli elementi che evocano la morte, il genocidio – quello dei pellerossa – il terrore e la distruzione, per creare una barriera, la barriera temporanea ed eretta velocemente dall’uomo per la sicurezza della patria”, racconta Claire.
I disegni ed i motivi decorativi sono stampati, con colori che vanno dal marrone, all’ocra, al color carne, al beige, su uno sfondo color crema: sono tutti colori neutri e naturali, e si riferiscono a quelli del deserto orientale. C’è un diretto riferimento, quindi, alle ultime guerre tra Stati Uniti e Paesi Orientali, “ingiuste”, secondo Claire, ma soprattutto “non volute dai cittadini americani. Negli ultimi tempi mi sono molto informata sulla Prima Guerra Mondiale: ho letto molto, è tutto molto triste, anche se interessante, e sono convinta che certe cose non dovrebbero mai accadere. Eppure, nel ventunesimo secolo, nonostante gli sbagli e gli orrori del passato, gli Stati Uniti oggi invadono qualsiasi paese decidano”.
E, di certo, le guerre di oggi sono molto più dolorose e massacranti di quelle di un tempo. Probabilmente per l’uso (sbagliato) che viene fatto delle tecnologie: armi di distruzione di massa, elettronica, bombe intelligenti, e via dicendo. Un tempo la lotta era corpo a corpo, le armi molto più semplici: mazze, clave, armi medioevali, ma anche machete e manganelli (armi del nostro presente) sono state riprodotte da Claire a dimensione quasi naturale utilizzando del tessuto molto spesso che ricorda un broccato color beige e crema. “Mi piace il contrasto tra la stoffa, bella anche se i colori non hanno nulla di vivace, e l’idea espressa dagli oggetti riprodotti”, afferma Claire. Queste armi (che sembrano quasi dei giocattoli) penzoleranno dal soffitto e dalle pareti della Galleria “Il Sotoportego”, per far riflettere su certi temi con un pizzico di humour.
Claire Rau, giovanissima, ha conseguito il suo Master in Fine Arts all’Università del North Carolina nel 2004. Durante la sua carriera universitaria è stata assistente di vari professori, per i quali ha tenuto corsi e seminari. L’anno scorso Claire è stata scelta tra tutti coloro che hanno partecipato alle selezioni annuali per diventare Art Fellow della Scuola Internazionale di Grafica, ruolo che ricoprirà fino ad agosto 2006: i suoi compiti sono molto variegati, e vanno dall’assistenza ai professori dei corsi organizzati dalla Scuola, alla scelta e selezione degli artisti stranieri che vengono ammessi ai corsi stessi, dall’organizzazione delle mostre alla Galleria “Il Sotoportego” all’insegnamento finalizzato alla realizzazione di libri d’artista.
Nicoletta Consentino