David Faber / Greg Murr
Land and Sea / Terra e Acqua
27 Marzo, 7 Aprile, 2006
March 27 – April 7, 2006
Le opere di Greg e David sono legate dal concetto di trasfigurazione. Una trasfigurazione ben poco connessa, però, a fede e spiritualità: la trasfigurazione indagata dai due artisti è fisica, legata alla Terra, all’Acqua, alla geografia.
Greg Murr esplora la laguna di Venezia: servendosi di alcune carte geografiche riproduce le zone non navigabili di essa, ricavando da tale operazione forme irregolari e frastagliate che poi vengono riutilizzate, riposizionate, dando vita a immagini completamente diverse. L’acqua diventa così un qualcosa di non acquatico, un corpo/immagine impossibile e paradossale che ha molti riferimenti visivi: forme botaniche, geometrie, forme pure come la ruota o la piramide, una torre. Accanto ad ogni immagine, il titolo ed un breve testo, scritti in italiano da Greg, danno un lieve sapore scientifico all’operazione, ma c’è sempre qualche elemento (un riferimento impossibile, una spiegazione immaginaria, il rimando ad una definizione che non c’è) che rende il tutto quasi giocoso. Ciascun titolo potrebbe essere un suggerimento per arrivare ad una corretta interpretazione dell’opera, ma in realtà la voce dell’autore non ci dà l’unica soluzione possibile: ce ne sono molte altre, spetta al visitatore trovarle.
Gli acquerelli di Greg sono tenui, delicati, realizzati con colori che vanno dal marrone chiaro, all’ocra, al verde e all’azzurro, fino al grigio più o meno intenso. Sono tutti colori che i veneziani sono abituati a vedere in laguna, a seconda del tipo di luce e di atmosfera che vi si rifrange. Una spruzzata d’argento mescolata ad alcuni colori dà la sensazione del riverbero del sole sull’acqua.
David Faber per le sue opere si serve invece dei suoi ricordi, della sua infanzia: cresciuto nel podere della sua famiglia, utilizza spesso riferimenti agricoli quali attrezzi, prodotti della terra, le terra stessa. Con il suo stile, più grafico ed incisivo rispetto a quello di Greg, David raffigura la terra come se fosse un corpo diviso ed organizzato per la semina, la coltivazione ed il raccolto. Nelle sue opere prepara una superficie, un campo che poi verrà arato, solcato dai segni della sua espressione, per arrivare ad una orchestrazione di tutto ciò che compone il suo background culturale ed emotivo: il tutto diventa, sulla carta, qualcosa di nuovo, fatto di segni visivi collegati ad associazioni personali di significato. Anche David non dà un’unica e rigida interpretazione della sua opera, ma permette al visitatore di scoprire ed esplorare, di riflettere e comprendre.
Nicoletta Consentino
Much of the Venetian lagoon, apart from its dredged channels, is classified as non-navigable, with a median-tide depth averaging close to half a meter. It is filled and rinsed twice daily by the nearby Adriatic, but a silt floor patched with quicksand makes it largely untenable. Such characteristics compel me to explore and utilize something of this apparent resource. I take from maps the shapes of its shallows and non-navigable bodies, making pictures that reconstruct the lagoon, rendering it utilitarian, botanical, or suggestive of some archetype not associated with water. These imagined forms invoke a particular value where there was none. I am able to enter and traverse geographic space, inventing images that communicate the means by which I acknowledge and absorb my surroundings.
In this exploration, I recall the work of artist and former professor, David Faber, who engages land where I conversely seek water, and who constructs dialogues with the environment of his past and present. Rural landscape, as seen from above, is just one of several allusions in his compositions. Re-configurations of farmland, visual analyses of pedigree charts, a plow’s incisions upon the earth and the iconography of an agricultural domain comprise much of his lexicon. David’s art employs the rich re-orchestration of pictorial data as he searches for a new awareness of what had once been familiar.
Through the lens of our surroundings we define, observe and affirm our being. The physical matter available to us—land and sea—can be a context for learning, allowing us to develop critical insights and better enable us to see ourselves. The works in this exhibition all share the trait of geographic reference, revealing the manner in which environment filters perception, and in which we shape ourselves from, and are informed by, the spaces we inhabit.
Greg Murr