International Students Exhibition
Graduate Students Final Exhibition
8 – 13 Maggio 2006
May 8 – 13, 2006
Come ogni anno, la Scuola Internazionale di Grafica organizza l’esposizione delle opere degli artisti internazionali che a settembre sono stati ammessi ai corsi qui organizzati. Scelti tra i neolaureati in Arti Visive che partecipano alle selezioni inviando il loro curriculum ed esempi della loro produzione artistica, tali artisti trascorrono un anno a Venezia dove frequentano un corso di specializzazione post-laurea in grafica d’arte e libro d’artista.
Jessica Green, Cristina Pinton e Stephanie Marcus sono tre giovani studentesse americane con alle spalle alcune esperienze nel campo dell’insegnamento, ed hanno quasi terminato il loro periodo di permanenza a Venezia.
Jessica esporrà alcune opere sorte da una sua personalissima riflessione sul concetto di “letto”. Il proprio letto, il letto in cui si dorme con il proprio partner, il letto in cui si fanno tante cose, sul quale ognuno ripone cose diverse: il pupazzetto, i vestiti, il pigiama. Letti ordinati e letti disordinati, che rispecchiano la personalità di ognuno. Per lei, che vive assieme ad altre studentesse della Scuola, il letto è quasi l’ultimo rifugio, l’isola della sua intimità, un luogo molto importante, sul quale ed attorno al quale molte azioni importanti per la vita di ognuno sono compiute. Tali riflessioni sono sfociate nella creazione di una serie di modellini di letti in miniatura, che rappresentano, così come le fotografie che esporrà accanto, i letti delle sue compagne di appartamento ma anche il suo, con piccoli oggetti e libri alla rinfusa, con le lenzuola colorate che lei stessa ha decorato. Jessica esplora la sua esperienza personale, anche attraverso il confronto con le esperienze altrui, utilizzando diverse tecniche: la stampa d’arte, la fotografia, il disegno, la scrittura, la pittura e l’elaborazione d’immagini al computer.
Le opere di Cristina sono più legate all’esperienza che lei ha fatto della città: attratta da disegni e schemi ripetitivi, ma anche dall’iconografia religiosa e dalla cultura italiana in genere, che sente un po’ sua (il padre, italiano, prima di sposarsi e trasferirsi negli Stati Uniti studiò come gesuita), è affascinata da Venezia, dal suo sembrare una città superficiale e decorativa. In realtà, dice, a Venezia c’è una profondità che basta saper cercare e guardare. Per realizzare la serie di grandi xilografie che esporrà, Cristina è partita dagli elaborati disegni dei cancelli e delle grate in ferro battuto che sono un po’ ovunque in città e nascondono giardini segreti, stanze appartate, ingressi. In trasparenza si scorge una silhouette vista di fronte, od un volto di profilo, e dei nitidi soli gialli e rossi, quasi a simboleggiare la luce che svela, che mostra, ma anche la forza ed il calore emanato dai colori stessi; il sole simboleggia però anche il tempo che passa per Cristina “il tempo di quest’anno vissuto a Venezia e ormai terminato”. In mostra ci saranno anche alcuni suoi libri: uno, realizzato con la delicatissima e fragilissima carta cinese racconta, schizzo dopo schizzo, i suoi dodici incontri con il Paolo Veronese di San Francesco della Vigna; un altro, “Tu come dormi”, descrive a secco, bianco su bianco, le posizione che le persone da lei conosciute a Venezia assumono di notte; il terzo è più personale, e parte dai ricordi della sua casa americana.
Anche Stephanie trae ispirazione dlla sua esperienza veneziana: il suo lavoro, come lei stessa lo definisce, è un “commento” sulla vita così come l’ha vista ed incontrata, esperita ed immaginata. I suoi contenuti vanno dal mondano al bizzarro, e con la sua opera prova a riprodurre immagini appartenenti all’infanzia ed alla cultura pop attraverso la stampa d’arte, un medium che, grazie alla sua storia, può ridar loro dignità. Situazioni impossibili, realtà immaginaria, vita reale e mitologia si mescolano così dando vita ad un grande libro sui pirati e sulla navigazione: la navi stilizzate solcano un mare di segni caotici su cui è stampato una sorta di poema improvvisato che si può leggere dall’alto al basso o da sinistra a destra. “Navigare il caos è quasi una metafora della vita moderna, quasi implicita nel vivere veneziano, così vicino all’acqua e al mare”, afferma Stephanie. Altre xilografie in mostra riproducono le persone (abitanti e turisti) che si incontrano passeggiando per Venezia: tali immagini diventano però qualcosa di astratto, un pretesto per studiare i modi in cui cambiano le relazioni tra loro nello spazio della strada, che diventa quello della pagina stessa. Infine, alcuni suoi lavori scaturiscono dallo studio a olio di una serie di dipinti di Jacopo Tintoretto incontrati nel suo peregrinare tra le chiese veneziane.
Nicoletta Consentino