Ogni lavoro di Anna Ferrarini è un unicum: la matrice viene stampata una volta solamente, dopo una lunga ricerca e molte prove. Quella di Anna è una ricerca sui materiali e sulle tecniche, anche se da quando ha scoperto la xilografia sono soprattutto matrici di legno quelle che usa. Un’opera può nascere dalla sovrapposizione di più stampe realizzate con diverse tecniche, ma il legno rimane il supporto dominante per le incisioni.
“Ogni pezzo di legno ha una sua storia”, afferma l’artista, ed il suo interesse maggiore sta proprio nel far emergere questa “storia”: ogni venatura, ogni graffio, ogni nodo rimandano ad un avvenimento subito o “vissuto” da quell’oggetto ormai inanimato, ed è tutto questo che nei suoi lavori Anna vuole rendere visibile, palpabile. “Così facendo mi sembra di avvicinarmi di più alla vita della pianta, alla sua essenza”. Tuttavia il legno continua a vivere anche quando la pianta non esiste più: viene utilizzato in vari modi, subisce i segni del tempo, dell’usura; è un’altra “vita”, forse più interessante in quanto si intreccia con quella delle molte persone che si imbattono in esso, e che lo rende qualcosa di più che un semplice pezzo di legno da buttare.
Per rendere sulla carta tutti questi “segni della memoria”, l’artista usa preferibilmente legni vecchi, frammenti di assi portati dal mare, pezzi di vecchi tavoli e banchi di scuola. Con pazienza, con un lavoro spesso certosino, segue ogni piccolo segno, graffio, venatura della matrice, la incide con diversi strumenti, qui accentua una nodo, lì una rottura. A volte aggiunge alcuni segni grafici, che diventano quasi una scrittura, memore delle scritture antiche, proveniente dall’inconscio, dalla registrazione di emozioni ancestrali, radicate in ciascuno di noi. Ne risultano così opere al limite dell’astrazione, quasi mai figurative, in cui ciò che conta è il segno, di volta in volta spontaneo e automatico, o suggerito dal legno stesso.
Il colore completa e arricchisce ogni lavoro: Anna Ferrarini predilige i toni non violenti, gli accostamenti armonici, le sovrapposizioni tono su tono. E’ raro vedere brusche variazioni cromatiche in una stessa stampa, spesso dominano gli azzurri, i grigi, i bruni; l’inserimento della lamina d’oro contribuisce a virare i colori, a mutarli e renderli qualcosa d’altro.
E così dalla casualità e dall’automatismo emergono le emozioni: mai uguali, uniche ed irripetibili, dettate dall’istinto, dalla memoria, dal legno che guida, suggerisce, si racconta.
Nicoletta Consentino