Intervista a Pietro Ricca, curatore della Mostra
In occasione della mostra dedicata a Giulio Cittato, allestita nella nostra SG Gallery, abbiamo chiesto a Pietro Ricca, nostro docente e curatore dell’evento, di parlarci di questo grande graphic designer, suo mentore, collega ed amico.
Pietro, come hai conosciuto Giulio Cittato?
Nel 1970, avevo 19 anni e frequentavo il Corso Superiore di Disegno Industriale di Venezia mentre lui ne aveva 34, era docente di Grafica e affermato professionista (avendo già lavorato a Milano, New York e Chicago). Ero al secondo anno di Corso ed è arrivato lui che con la sua carica di passione, esuberanza e professionalità ha portato una ventata di novità liberando tanta creatività latente e inespressa.
Un innovatore, dunque, anche nell’insegnamento?
Sì, nel corso la grafica veniva considerata materia propedeutica e sussidiaria alla progettazione, pertanto, le esperienze e le esercitazioni erano puramente sperimentali, niente altro che esercizi in vista della progettazione di una pulsantiera di lavatrice, per esempio, oppure il cruscotto di un’automobile, gli elementi di un mobile componibile, la decorazione di una confezione di medicinali o una carta da pacchi, la decorazione delle piastrelle del bagno o componenti di arredo urbano. In base alla casuale destinazione nel mondo del lavoro l’ex studente sarebbe diventato designer nel campo dell’arredamento, grafico editoriale o pubblicitario, visual designer, esperto in allestimenti e vetrinistica, designer in una qualsiasi industria manifatturiera ecc.
Non eravate proprio entusiasti, è vero?
Certo, gli studenti svolgevano queste esercitazioni con poco entusiasmo: sicuramente esisteva in loro il desiderio di sperimentate qualcosa d’altro, qualcosa di più attuale, di più attinente ai tempi e immediatamente spendibile nel mondo del lavoro.
Ed è arrivato Giulio.
Con lui la Grafica si è emancipata diventando quasi un corso autonomo. Nelle sue lezioni si affrontavano argomenti come la progettazione di un marchio, di un logo, l’impaginazione di un folder ecc.; si parlava di immagine coordinata, di archigrafia, di entipologia, di rapporti con il cliente, della “costruzione” e presentazione di un portfolio ecc. Alle lezioni assistevano anche gli studenti che avevano già superato questa materia con il precedente insegnante, addirittura nel terzo e ultimo anno di Corso (purtroppo il Corso viene chiuso proprio quell’anno) venivano allievi già diplomati che, avendo concluso gli studi prima, non avevano avuto modo di approfondirne “il metodo di lavoro”, per sottoporgli i propri progetti e per averne consigli e indicazioni.
Un autentico maestro.
Sì, un vero maestro. Giulio ha aiutato tanti ex allievi ad avviare le proprie attività nelle libere professioni (visual design, fotografia, design industriale ecc.). Ci ha anche insegnato ad amare questo mestiere: infatti, con gioia e spontaneità ci svelava i segreti del mestiere, i trucchi che personalmente adoperava. Io seguivo con religiosa attenzione le lezioni ma, personalmente, amavo il disegno a mano libera, le caricature o le vignette di satira politica e qui Giulio è stato prodigo di consigli e suggerimenti (tra l’altro ha “nobilitato” il mio lavoro/passatempo riportandolo nel campo dell’illustrazione pubblicitaria/editoriale).
Ti ha, quindi, dato una mano anche nel lavoro?
Qualche settimana prima della fine del Corso mi propose di sottoporre i miei disegni al responsabile di una Agenzia Pubblicitaria di Mestre che in quel momento stava ricercando un grafico per illustrare un manuale per il gruppo Coin, contemporaneamente, mi ha incoraggiato ad affrontare con tranquillità il colloquio perché il taglio dei miei disegni non era propriamente pubblicitario, anzi. Questo ha segnato il mio destino professionale perché sono entrato nel mondo del Visual Design quello che da adolescente avevo sognato: evidentemente il Design Industriale e l’Architettura non erano la mia vera passione anche se ho continuato a frequentare l’università fino alla laurea.
Da studente, a collaboratore.
Dopo il diploma ho continuato a frequentare Giulio sia per le collaborazioni come illustratore freelance che come vicino di casa (il suo studio, a Santa Maria Formosa, distava meno di 200 metri dalla mia abitazione/studio). Per alcuni anni sono stato suo assistente presso l’Università Internazionale dell’Arte di Venezia. Grazie a Giulio, quando nel 1976 sono andato a insegnare grafica all’Istituto d’Arte di Venezia potevo contare sia su una sostanziosa preparazione grafica che su un prezioso esempio nell’approccio didattico con gli studenti. Da questa esperienza ho capito che un docente non insegna solo quello che sa, ma, soprattutto, quello che è. Per 5 anni suo figlio Marco è stato mio allievo all’Istituto d’Arte e Giulio, rappresentante dei genitori nel Consiglio di Classe, al contrario di tanti, nonostante i molti impegni, non ha mai disertato una seduta.
Qual è, secondo te, l’eredità di Giulio Cittato?
Tutt’oggi, ogni volta che mi pongo davanti ad un foglio bianco per affrontare un problema qualsiasi di progettazione rivedo Giulio quando con estrema disinvoltura si approcciava a tracciare sulla carta i primi segni (rigorosamente a penna) per risolvere i vari problemi di grafica che gli studenti gli sottoponevano (ogni studente affrontava un argomento specifico) e lui come un fiume in piena dispensava a tutti idee e consigli. Naturalmente, adesso che non sono più il ventenne del 1971 ansioso di apprendere, le mie impressioni si sono relativizzate. Giulio rimane, comunque, uno dei più grandi grafici italiani, un bravo e autorevole insegnante, un vero professionista sempre coerente con il proprio pensiero e amante del proprio mestiere.
Innovatore anche nel design grafico, quindi.
Basta vedere la quantità e soprattutto la qualità del lavoro svolto e, in parte, qui presentato, inoltre, ritengo che la Sua presenza professionale in Città, con il suo stile asciutto, essenziale, sintetico, facilmente identificabile, abbia, per riverbero, innovato lo stile di quanto vi si produceva e si produce in termini di comunicazione. Allestendo la mostra ho avuto modo di avere, contemporaneamente, sott’occhio tutti i suoi lavori che, come tanti colleghi hanno commentato e riconosciuto, hanno superato l’inevitabile “invecchiamento” dovuto agli anni trascorsi mantenendosi sempre attuali e sorprendentemente moderni.
Il suo lascito, allora è sorprendentemente attuale?
Da qualche commento, durante l’inaugurazione della mostra, è emerso che attualmente si sta tornando ad usare lo “stile Giulio Cittato”, cioè, lo stile che ha contraddistinto e caratterizzato anche “la grafica pubblica veneziana” (gli enti pubblici sono stati i principali committenti) famosa per la qualità degli elaborati. Qualità che è stata mantenuta alta anche dalla generazione che gli è succeduta. Gli stessi risultati si sono raggiunti anche nelle città dove hanno operato professionisti ex allievi di Giulio (con i quali, talvolta, anche lui ha collaborato). Con rammarico penso a quanto abbiamo perso per la sua prematura scomparsa.
“Giulio Cittato. Retrospettiva dell’opera di uno dei più grandi designer grafici italiani” 24 marzo-8 aprile 2017. Presso la SG Gallery, Scuola Internazionale di Grafica, Venezia