Una dimostrazione di maturità
“Inizialmente, non ho dato molta importanza al fenomeno del Coronavirus, vedevo solo tanto allarmismo nei social ma ritenendola un’influenza leggermente più aggressiva, non la vedevo come una faccenda così grave.”
Così inizia Maurizio il suo intervento sul tema Il Corona Virus ed io, qualcosa di più di un esercizio di scrittura, una riflessione che ho suggerito agli allievi del II anno nell’ambito del mio corso (attualmente online, come gli altri gestiti dai miei colleghi) dedicato al Content Management.
Gli allievi dovevano individuare alcune parole-chiave, ordinarle secondo una priorità da loro stessi stabilita, e poi costruire un testo che le comprendesse. È un caso se le due parole-chiave più ricorrenti sono Paura e Speranza? Di fatto, gli scritti dei nostri ragazzi rispecchiano il sentimento comune di noi tutti, rappresentano il sentire di una nazione.
Scrive Giovanni: “La situazione nel nostro paese non è da sottovalutare, all’inizio pensavo che fosse qualcosa di marginale, ma nel passare dei giorni ho iniziato a provare paura e a capire la gravità della pandemia. Un virus capace di espandersi in tutto il mondo in pochi giorni, mettendo a rischio l’intero pianeta.”
Chiara: “Il Corona Virus ci costringe all’isolamento. Compagna costante è la paura che possa colpire i nostri cari, le persone che più amiamo.”
Maddalena: “Il Corona Virus fa paura, ma paura di cosa? Non temo per la mia salute ma per le persone a cui voglio bene e sono più fragili, i nonni. Fa paura anche la distanza dagli amici e dalla famiglia, sì perché non tutti sono fortunati, non tutti sono costretti in casa con i propri famigliari, mio fratello vive a Milano.”
Filippo; “Il virus riesce a mettermi paura, dopo aver sentito le notizie che giungono dagli ospedali”
Uno stato d’animo del genere non può che suscitare ansia. Ecco come si esprime Anna: “Il costante bombardamento di notizie dei tanti telegiornali che quotidianamente ci tengono aggiornati non fa altro che incrementare uno stato di ansia e di preoccupazione generale”.
Michela: “Penso molto guardando le belle giornate da una finestra, penso a quanto vorrei uscire a fare una passeggiata, correre ad abbracciare delle persone, tornare alla vita di prima, perché questo momento è veramente frustrante, fa tristezza non avere nessun contatto fisico con altri, non uscire, stare lontani”.
Scrive Sofia: “La solitudine si accentua ogni volta che penso che nulla sarà mai più come prima e mi fa sentire totalmente impotente. Mi attanagliano mille dubbi e incertezze sul mio futuro e su tutto quello che avevo pianificato per la mia vita.”
La difficoltà di gestire uno stato di isolamento forzato è comune a tutti, ma il senso etico prevale “Sono d’accordo con le decisioni imposte dal governo negli ultimi giorni che hanno portato delle pesanti restrizioni alla vita quotidiana di tutti e che hanno modificato anche la mia routine” afferma Maurizio. L’accettazione condivisa di una sorta di reclusione che impedisce di coltivare affetti, di uscire all’aria aperta, di nutrirsi di tante piccole cose che parevano scontate, quasi banali, ma che appaiono, oggi come un miraggio.
Uno stato difficile da gestire, per tutti. Ma le risorse individuali, la consapevolezza di un destino comune (una sorpresa, per chi crede che i ragazzi d’oggi siano centrati soltanto sul proprio Io) fanno crescere la voglia di reagire, di non restare con le mani in mano.
La frequenza del corso, scandita secondo la sequenza dei giorni in aula è importante, non solo per continuare a crescere acquisendo nuove competenze, ma anche per dare un significato alle tante ore passate in casa e, pure, per darsi una regola, al fine di non lasciarsi andare.
“Ogni giorno”, scrive Michela, “dalle 9 alle 13 sono davanti a un computer ad ascoltare le lezioni online dei professori della Scuola Internazionale di Grafica→, l’unico modo per rimanere in contatto e continuare questo percorso anche da distanti”. Anna: “Le lezioni sono svolte in modalità e-learning, nonostante la limitazione di uno schermo che ci divide stiamo trovando soluzioni alternative per continuare giorno dopo giorno ad imparare cose nuove.” Maurizio: “L’unico lato positivo è che tutto ciò non mi farà ritardare il corso visto che da subito la direzione si è impegnata per farci seguire le lezioni anche da casa attraverso varie piattaforme online.”
Michela fa un passo in più e constata quanto grande sia il valore del contatto umano: “Noi giovani spesso siamo legati alla tecnologia e ai social, forse anche troppo, siamo sempre in comunicazione, interagiamo ovunque e il telefono è sempre con noi; la tecnologia ci ha permesso di rimanere in contatto anche da distanti, nonostante il virus, ma voglio dire ai giovani e alle persone che stanno sempre davanti a uno schermo, appena finirà, lasciate da parte queste cose e prendetevi più tempo realmente con le persone, perché la tecnologia non può dare tutto questo.”
Sulla stessa lunghezza d’onda, Sofia constata che “L’isolamento ti mette in condizioni tali da rivedere in maniera distaccata la tua vita e rivalutare le relazioni e gli affetti.”
Il recupero del valore del tempo, la capacità di organizzare la giornata tra studio, tempo libero speso in attività fisica da camera, letture, giochi, relazioni, sia pur gestite a distanza, sono segnali di una tenuta notevole, da parte di questi giovani. Qualcosa che ci nutre di speranza per il futuro. Ci dà fiducia.
Filippo: “Ripongo comunque una speranza nei medici e nei ricercatori, gli unici in grado di trovare una soluzione a questo male invisibile”.
Tommaso: “È dura, ma se continuo a nutrire speranza, sono certo che prima o poi tutto tornerà come prima e, mi auguro, meglio di prima.”
Anna: “Grande è la speranza di poter tornare presto alla mia vita, di potermi muovere liberamente, ma soprattutto di riabbracciare presto il mio ragazzo ed i miei amici che ora vedo ogni giorno in videochiamata, nel frattempo mi rimbocco le maniche e traggo il meglio da questo tempo. Ho fiducia che riusciremo a risolvere questo tragico problema, anche se ci vorrà tempo.“
Maddalena: “Ed è in questi momenti che viene fuori la verità sulle persone. Io ho fiducia nelle persone, ecco, perché ho pazienza e credo nell’umanità del nostro Paese, nella comprensione della serietà di questa situazione. A prescindere da quanto tempo impiegheremo a rimetterci in piedi io sono orgogliosa del mio Paese.”
Per concludere, ecco Giovanni con il suo messaggio dedicato a: “…persone che mettono in gioco la loro vita per quella degli altri. Persone che hanno donato sangue o denaro per sostenere i malati, queste sono le persone che dobbiamo amare. Facciamo uno sforzo grande tutti assieme, rispettiamo le regole, facciamoci forza tutti insieme per vincere il virus. Una volta finito tutto, potremo ritornare a giocare, divertirci, studiare, abbracciarci e amarci come prima. Speriamo finisca presto!”
Adriano Lubrano
Con i contributi di:
Chiara Aneloni
Filippo Arnaudo
Maurizio Baccichetto
Maddalena Cettolin
Sofia D’Ambrosi
Anna Gislon
Tommaso Lanaro
Michela Perini
Giovanni Torresan
Fotografie di:
Maurizio Baccichetto
Michela Perini