Il nostro Adriano Lubrano ha da poco pubblicato la nuova edizione del suo manuale, Comunicazione d’impresa.
Gli domandiamo, prima di tutto, perché ha sentito la necessità di rivedere e aggiornare la precedente edizione.
Sono passati dieci anni, dalla prima edizione. Un’eternità… In questo periodo la comunicazione digitale si è imposta non solo come contesto, ma anche come canone, come riferimento per tutti i comunicatori. Ed è intervenuta a modificare, meglio, a influire sull’evoluzione del comportamento d’acquisto dei consumatori, diventati parte attiva, grazie ai social, nel rapporto con le imprese produttrici di beni o servizi.
Il titolo, quindi, si riferisce alla pratica della comunicazione commerciale? Non alla comunicazione interpersonale?
Esattamente. Per chi non conosce o ne sa poco, preciso che la locuzione “comunicazione d’impresa” riguarda la comunicazione organizzata, pianificata e esplicitata da qualsiasi organizzazione con o senza scopo di lucro, per conseguire determinati obiettivi, dalla vendita di prodotti o servizi, alla raccolta-fondi per scopi umanitari o di pubblica utilità. Quindi non tratto la comunicazione tra persone.
Com’è cambiato il consumatore contemporaneo?
È cambiato nell’individuazione e nella priorità dei suoi bisogni. In un’epoca di bisogni primari saturati, rimangono da soddisfare bisogni sociali, legati al contesto in cui si vive e lavora, e i bisogni di realizzazione di sé.
Spesso prevale il senso, il significato del consumo rispetto alla funzione d’uso di un prodotto. Possedere l’ultimo modello di IPhone o di smartphone, va oltre la possibilità di comunicare, di fruire di contenuti in streaming, di creare contenuti propri: può significare sentirsi parte di un gruppo sociale, per esempio.
Che ruolo ha avuto il web in tutto questo?
Un ruolo fondamentale. Mi riferisco alla triade sito-blog-social media, a un sistema coordinato di comunicazione, cioè, che ha inciso profondamente sulle attitudini e sui modi della percezione di noi tutti. Già il fatto che non leggiamo, ma facciamo una scansione di una pagina web è indicativo, ma il nuovo approccio alla fruizione non riguarda soltanto i contenuti online, comprende la considerazione e la fruizione di tutta la comunicazione. Ripeto: la comunicazione digitale si è imposta come canone.
Come usare i social media, allora?
Ripeto che non mi riferisco alla pratica quotidiana delle persone che usano i social per fare relazione e per condividere contenuti. Mi riferisco alla comunicazione d’impresa, quindi a un approccio professionale nei confronti dei diversi social media (ognuno dei quali va impiegato secondo la propria mission), per conseguire obiettivi definiti. Bene, si tratta di avere un atteggiamento strategico e di avere ben chiaro ciò che ciascun social ci può dare in termini di audience, di contatti e di conversioni. E di saper costruire un piano editoriale efficace.
E i contenuti?
Dipendono, è chiaro, dalle aree di business e dagli obiettivi. Si tratta di raccontare qualcosa di rilevante, di articolare delle storie che attirino e coinvolgano il pubblico. Al di là di tutto l’imparaticcio che ruota attorno al concetto, lo storytelling è una cosa seria. Alla luce di tutto ciò, possiamo confermare che la comunicazione è strategica e non è un optional nella dotazione di marketing di un’organizzazione.
Qual è il punto di forza di questo manuale?
La prospettiva di marketing, senza dubbio, come fondamento della comunicazione, assieme alla considerazione del consumatore nella sua evoluzione, come singolo e come parte di un gruppo.
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Il manuale Comunicazione d’impresa è disponibile in tutti i bookstore online e può essere ordinato anche in libreria.